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Comune di Albiena – CEA Gessi Messiniani Albinea

Nel SIC “Ca’ del vento, Ca’ del lupo, Gessi di borzano”

mappaIl CEA dei Gessi Messiniani Reggiani opera all’interno del SIC “Ca’ del Vento, Ca’ del Lupo, Gessi di Borzano” percorso dal sentiero CAI n. 614 “Anello di Ca’ del Vento”

 

 

 

 

Il SIC

mappa2Il Sito è stato promosso dall’Unione Europea attraverso la “Direttiva Habitat” con lo scopo di creare una rete ecologica a livello europeo – Rete Natura 2000 – capace di garantire la conservazione degli habitat e delle specie.
IL SIC “Ca’ del Vento, Ca’ del Lupo, Gessi di Borzano” ricade all’interno dei comuni di Albinea, Vezzano sul Crostolo e Viano, ha un estensione complessiva di 1661 ettari quote comprese tra i 160 e 525 m s.l.m.
Sono presenti sette differenti tipologie di habitat tre dei quali sono ritenuti di importanza prioritaria a livello europeo (*) e coprono il 16% della superficie: sono indicati secondo “Corine biotopes”.

Sono state evidenziate le seguenti tipologie di habitat:
un habitat d’acqua dolce stagnante (lentiche), contraddistinto da laghi eutrofici naturali con vegetazione galleggiante o radicata sommersa (vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition) (3150);
uno caratterizzato da formazioni arbustive con dominanza di ginepro comune (Juniperus communis) su lande o prati calcicoli (5130);
un altro habitat a prateria, caratterizzato da formazioni erbose rupicole, calcicole o basofile, dell’Alysso-Sedion albi (6110*, prioritario);
un habitat caratterizzato da formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (6210*, prioritario con la presenza di stupenda fioritura di orchidee);
un altro habitat a prateria, con percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea ( 6220*, prioritario);
due habitat di tipo roccioso, di cui il primo rappresentato da pareti rocciose calcaree, con vegetazione casmofitica (8210) e l’altro da Grotte non sfruttate a livello turistico (8310), in particolare il complesso carsico afferente alla Tana della Mussina associa al notevole sviluppo importanti reperti preistorici e presenza di chirotteri;
habitat di tipo forestale caratterizzato da foreste a galleria di Salice bianco (Salix alba) e Pioppo bianco (Populus alba), presente lungo le rive dei corsi d’acqua, che predilige i substrati sabbiosi e umidi dove, però, le correnti di piena tendono ad asportare la parte superficiale del suolo (92A0);

I GESSI MESSINIANI e altri affioramenti

mappa3I Gessi Messiniani li ritroviamo qui perché durante il Messiniano, nel Miocene superiore, il Mediterraneo venne coinvolto in una “crisi di salinità” che secondo alcuni autori ne ha prodotto il disseccamento.

Proprio in questa fase si ha la deposizione dei Gessi Messiniani per un periodo databile da 5,96 a 5,61 milioni di anni fa. In seguito alla riduzione delle connessioni tra l’Oceano Atlantico e il Mediterraneo, questo divenne una grande laguna, dove l’intensa evaporazione provocò la progressiva concentrazione delle acque, fino alla precipitazione dei sali prima disciolti, da qui il nome evaporiti. In circa 350.000 anni in alcune zone si sono deposti più di 2 Km di evaporiti.

img4Il gesso è un sale poco solubile, la cui composizione chimica è CaSO4 x 2H2O (solfato di calcio biidrato). I cristalli di gesso hanno spesso la caratteristica forma di geminati a coda di rondine o a ferro di lancia. La geminazione si verifica quando due cristalli si accrescono insieme condividendo un piano di cristallizzazione.

img5La sedimentazione dei gessi reggiani è avvenuta all’interno di bacini evaporitici che un tempo caratterizzavano il margine appenninico. Il clima arido di quel periodo favorì l’evaporazione delle acque.

 

 

 

img6Inizialmente i cristalli che si formano sono pochi, ma tendono ad accrescersi maggiormente fino a quasi 2 m di altezza. Successivamente, più la soluzione diviene concentrata, più aumenta il numero dei cristalli mentre ne diminuisce la taglia. I cristalli di gesso prendono il nome di selenite, termine che deriva dal greco Selene, che significa Luna, perché se colpiti dalla luce emettono un riflesso simile alla luce lunare.

 

 

 

Altri affioramenti

img7Oltre ai gessi troviamo a loro contatto per lo più affioramenti di natura argillosa. Partendo dalla pedecollina ritroviamo le Sabbie gialle (Sabbie di Montericco): depositi poco cementati del Pleistocene inferiore. Salendo in collina troviamo le argille grigio azzurre (Argille di Lugagnano), spesso visibili nei calanchi e con resti fossili degli animali che popolavano i mari del Pliocene.

Continuando a risalire, una volta superati gli affioramenti gessosi, troviamo alcune porzioni di Flysch di Monte Cassio (Cretaceo sup.), appartenenti alle Liguridi. Subito dopo, troviamo le “Argille a Palombini” (Cretaceo inf.): argilliti grigio scure, molto tettonizzate e con all’interno blocchi di calcilutiti (Palombini). Infine le “Argille Varicolori di Cassio” (Cretaceo sup.) appartenenti alle Unità Liguri e costituite da Argilliti di colore rosso, verde e grigio.

 

I Boschi

Il bosco mesofilo

img8img9È un bosco fresco caratterizzato dalla presenza dominante del cerro (Quercus cerris). Oltre al cerro si possono osservare carpino nero (Ostrya carpinifolia), acero minore (Acer monspessulanum) e ciavardello (Sorbus torminalis). Il sottobosco a primavera si arricchisce dei colori del dente di cane (Erythronium dens-canis), di scilla silvestre (Scilla bifolia), degli ellebori (Helleborus viridis e H. foetidus), primula (Primula vulgaris), erba trinità (Hepatica nobilis) e anemone bianca (Anemone nemorosa). A primavera avanzata è possibile notare la fioritura di giglio di S. Giovanni (Lilium bulbiferum) e giaggiolo susinario (Iris graminea).

 

 

img10img11Dove il bosco si presenta diradato incontriamo dittamo (Dictamnus albus) e peonia (Peonia officinalis) nei mesi di aprile e di maggio, mentre a settembre compaiono i ciclamini (Cyclamen hederifolium). Nel sottobosco è possibile rinvenire anche pungitopo (Ruscus aculeatus), tipico della sottofascia calda dei querceti.

 

 

 

Il bosco xerofilo

img12img13Bosco che spesso risente dell’esposizione a sud del versante e con conseguente dominanza della roverella. La roverella (Quercus pubescens), è una quercia che resiste alle elevate temperature e sopporta gli inverni freddi. La vegetazione di queste aree più aride (xerofile) nei versanti assolati, spesso in presenza di suoli poco profondi e substrato spesso roccioso è caratterizzata anche dalla presenza di orniello (Fraxinus ornus), mentre nel sottobosco si osserva asparago pungente (Asparagus acutifolius). Dove la vegetazione è discontinua e lascia radure si incontrano cespuglieti secondari caratterizzati da ginepro (Juniperus communis), e da forasacco rosso (Bromus sterilis). Questo è l’ambiente tipico dell’Habitat n. 5130 – “Formazioni di Juniperus communis su lande o prati calcarei”.

 

img14img15Caratterizzato per l’appunto da formazioni con dominanza di ginepro comune, spesso presenti su versanti un tempo sfalciati e ora in abbandono. Si interseca frequentemente con l’habitat 6210 (*).

In questi ambienti di difficile colonizzazione troviamo i prati aridi e sassosi (garighe) con vedovella dei prati (Globulari punctata), elicrisio (Helichrysum italicum), garofano dei certosini (Dianthus carthusianorum) e numerosissime orchidee. Qui ci troviamo in presenza dell’habitat prioritario (*) n. 6210 – “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo – Festuco Brometalia – (stupenda fioritura di orchidee)”.

Questo tipo di habitat, definito prioritario a livello comunitario, include oltre alle orchidee formazioni erbacee o parzialmente arbustive, diffuse dalle pendici collinari alla fascia montana. La permanenza di questi habitat è garantita dal contenimento della componente arbustiva e dall’assenza di concimazioni.

Stagni

img24img25Si rinvengono piccoli stagni e bacini scavati artificialmente in cui in alcuni di essi è possibile ritrovare l’habitat 3150 – “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocarition”.

Habitat biologicamente molto importante. Include laghi e stagni con acque ricche di nutrienti e per questo spesso torbide e popolato da piante idrofite radicate sul fondo o liberamente natanti.

Quest’habitat ospita popolamenti di anfibi tra cui il Tritone crestato (Triturus carniflex), specie ritenuta di interesse comunitario ed inserita nelle elenco delle specie tutelate dalla Direttiva Habitat (All.II).

 

La Vegetazione delle Rupi gessose

img27img28La morfologia delle rupi gessose e la diversa esposizione dei versanti influenza sensibilmente le tipologie della vegetazione. Nei versanti esposti a sud, come ad esempio quello della rupe gessosa del castello di Borzano alternate a roverella e orniello compaiono essenze tipicamente mediterranee quali olivo (Olea europea), mandorlo (Prunus dulcis), melograno (Punica granatum), cappero (Capperis spinosa), asparago (Asparagus acutifolius), elicrisio (Helichrysum italicum), timo (Thymus sp.) e sulla roccia popolamenti dominati da borracina (Sedum spp.) e vistose colonizzazioni licheni. Qui ci troviamo nell’habitat prioritario (*) n. 6110 – “Terreni erbosi calcarei carsici (Alysso-Sedion albi)”, relegato a nicchie di modesta superficie, in corrispondenza di affioramenti gessosi e in versanti caldi e secchi, in cui spiccano piante grasse del genere Sedum ed altre a ciclo annuale. In questi ambienti sono necessari adattamenti atti a superare la forte aridità del periodo estivo.

img29img30Nei versanti esposti a nord il bosco è più rigoglioso e spesso dominato da carpino nero (Ostrya carpinifolia) a causa della sua più rapida colonizzazione in seguito alla ceduazione.

Sulle pareti rocciose invece è possibile rinvenire l’habitat n. 8210 – “Sottotipi calcarei”. Questo habitat include tutta la vegetazione delle fessure e delle piccole cenge delle rupi gessose. Nei versanti più freschi è spesso caratterizzato dalla presenza di felci mentre nei versanti assolati è spesso in contatto con l’habitat 6110 (*).

 

Grotte e Doline

img32Nel Messinianimg31o, età geologica del Miocene, tra 5,96 e 5,61 milioni di anni fa, si sono formate le evaporiti della Formazione Gessoso-Solfifera: i gessi messiniani. Queste rocce solubili conferiscono al territorio particolari morfologici (grotte, doline, inghiottitoi) e proprio in questo punto sotto i nostri piedi si estende la cavità più importante di questa zona: il sistema carsico Speranza-Mussina.

Queste rocce sono chiamate evaporiti essendosi formate per evaporazione dell’acqua marina e precipitazione dei Sali disciolti nelle lagune che un tempo erano presenti sul margine della catena appenninica. La “crisi di salinità” che ha coinvolto il Mediterraneo ha prodotto notevoli spessori di gesso.

 

img33Gli strati di gesso sono costituiti da una moltitudine di cristalli con il tipico abito a “coda di rondine” o a “ferro di lancia”. L’affioramento gessoso si trova prevalentemente a contatto con rocce di natura argillosa, a nord le più recenti Argille grigio-azzurre plioceniche (Argille di Lugagnano) e a sud le più antiche formazioni cretaciche (Flysch di Monte Cassio, Argille Varicolori di Cassio, Argille a Palombini). La solubilità del gesso fa sì che esso possa sciogliersi, se pur lentamente, a contatto con l’acqua e scendere in profondità attraverso elementi di discontinuità, fratture, faglie, generando diverse forme visibili in superficie. In prossimità di doline e inghiottitoi si hanno particolari condizioni microclimatiche causate dal ristagno di aria fresca, questi ambienti sono ricchi di felci e in alcuni casi ospitano abbondanti fioriture di bucaneve (Galanthus nivalis).

 

img34img35Le Grotte costituiscono l’habitat 8310 – “Grotte non ancora sfruttate a livello turistico”. Questo habitat include grotte – non aperte alla pubblica fruizione – e i corpi idrici sotterranei che ospitano specie tipiche ed endemiche o di primaria importanza per la conservazione delle specie della direttiva quali ad esempio pipistrelli e anfibi.

 

 

 

img36Nella zona tra i bacini del Torrente Lodola e del Torrente Vendina risultano a catasto 44 cavità di cui 24 accessibili e 26 Doline.

La Grotta più famosa dell’area è la Tana della Mussina, parte del sistema carsico Ca’ Speranza –Mussina con quasi 2 km di gallerie esplorate.

 

 

La tana della mussina

img38La Tana della Mussina è anche un importante sito archeologico. Nel 1872 il Chierici eseguì uno scavo stratigrafico all’interno della cavità, recuperando diversi frammenti di ceramica oltre a punteruoli d’osso, accette in roccia vulcanica, un pugnale di selce, un ribattino di rame e i resti scheletrici di 18 individui. Questi ultimi fecero pensare al Chierici che nella grotta si fossero celebrati sacrifici umani con riti cannibalici. Oggi, anche per confronto con altre situazioni simili, si propende a giudicare la grotta un luogo scelto per sepolture secondarie da gruppi di popolazioni che abitavano probabilmente sulla rupe di gesso sulla quale verrà poi edificato il castello. Non sarebbe stata una grotta-abitazione, ma una grotta-cimitero, in cui ossa lunghe e crani dei defunti venivano riposti in seno all’antica Madre Terra, che ne avrebbe favorito la rinascita. Il Chierici attribuì i reperti alla fase finale del Neolitico, in cui fanno la loro comparsa i metalli e chiamò tale fase Eneolitico.

 

Castello di Borzano

img40Il castello di Borzano costruito in età medievale le cui origini della fondazione del castello sono quanto mai vaghe e la sua storia è strettamente collegata alle vicende della famiglia Manfredi, di origine longobarda, vassalli dei Canossa, i quali rivestirono un ruolo importante nella storia di Reggio e delle più significative casate gentilizie emiliane.

Si tratta di una struttura fortificata il cui elemento originario è costituito da una piccola torre, dislocata all’estremità occidentale del pianoro, successivamente circondata da un’ampia cortina muraria posta a protezione del palazzo, trasformato in stalla e fienile nel corso del novecento, con l’attigua casa colonica.

All’estremità orientale è la chiesa di S. Giovanni, di fattura seicentesca, ma sicuramente di origini precedenti: sia al di sotto delle murature che nello spazio retrostante l’abside venne scavata la necropoli con tombe di forma antropomorfa, ricavate direttamente nel banco gessoso. Le datazioni al Radiocarbonio consentono di datare il primo utilizzo della necropoli al VII secolo d.C., permanendo in uso fino al pieno medioevo.

img41La tipologia tombale- poco usuale in ambito italiano- spicca nel repertorio contemporaneo, permettendo di ipotizzare legami con comunità religiose d’oltralpe, ipotesi attualmente in corso d’esame.

Nelle vicinanze della Tana della mussina, sulle pendici nord della rupe del castello di borzano si ritrova il Borgo recentemente oggetto di scavi.

L’area indagata ha portato alla luce i resti di un villaggio rupestre formato da alcune unità abitative suddivise in piccoli ambienti, realizzati in parte adattando la parete ed il piano gradinato della roccia- esito di precedenti lavori di cava- ed in parte realizzando murature in ciottoli legate da malta con forte componente di gesso. Le pareti erano rivestite da intonaci, sempre in calce e gesso, e nelle pareti sono ancora riconoscibili nicchie, vasche, scalini, oltre agli alloggiamenti delle travi dei tetti.

Sulla base delle tecniche edilizie riscontrate nel corso degli scavi, si ipotizza che gli edifici fossero in gran parte formati da due piani sovrapposti. Un sistema di scale in gesso e viottoli metteva in comunicazione tra loro le varie abitazioni, dislocate a quote differenti.

La maggior parte del materiale ceramico ritrovato è stato recuperato grazie agli interventi di scavo ed era contenuto nei livelli di scarico provenienti dalla sommità. Sono presenti in prevalenza forme vascolari pertinenti alla ceramica ingubbiata e con decori policromi graffiti a punta, usata abitualmente come vasellame da mensa, databile a partire dalla metà del XIV secolo. Si segnalano inoltre frammenti di ceramica prodotta sicuramente a Faenza nel primo decennio del XVI secolo, per giungere a tipologie tardive quali l’invetriata decorata a filetti gialli utilizzata fino alla fine del XVII secolo.

img42Particolarmente abbondante anche il materiale metallico recuperato, tra cui si segnala materiale d’uso quotidiano – ad esempio cucchiai, lucerne, ditali, medagliette votive in bronzo, attrezzi agricoli in ferro, ecc.- oltre a monete e uno splendido esemplare di meridiana da viaggio in rame.

 

 

 

Attività per la cittadinanza

 

Eventi in Ottobre 2023

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Attività per le scuole

IL CEA DEI GESSI MESSINIANI REGGIANI

nell’ambito del PROGETTO LIFE+ GYPSUM offre MODULI E VISITE didattiche gratuiti I MODULI rivolti a tutte le scuole, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, saranno concordati direttamente con gli insegnanti, prevedono incontri in aula ed esperienza sul territorio e sviluppano i seguenti temi: Gesso: un cristallo che viene dal mare; L’habitat delle grotte: non solo buio; Crescere e fiorire sul gesso: un
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